CastArthur Rimbaud - LDC Paul Verlaine - David Thewliss Madame Verlaine - Romane Bohringer
Sceneggiatura di Christopher Hampton
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Total Eclipse
"Ho creato tutte le feste, tutti i trionfi, tutti i drammi. Ho cercato di inventare nuovi fiori, nuovi astri, nuove carni, nuove lingue. Ho creduto di acquistare sovrannaturali poteri. Ebbene, devo seppellire la mia immaginazione e i miei ricordi! Una bella gloria di artista e narratore andata a monte! Io! Io che mi sono detto mago o angelo, dispensato da ogni morale, eccomi qui steso al suolo, con un dovere da cercare, e la rugosa realta' da stringere!" (A. Rimbaud) Film intimista spoglio e scarno, nel quale l'arte di Leonardo brilla come un diamante purissimo liberato dalle scorie; niente rivalita' nessun mostro sacro con il quale confrontarsi ne' Bob De Niro ne' Meryl Streep ne' John Malkovich ne' Kenneth Branagh, solo e unicamente Leonardo DiCaprio. Leonardo e quel suo particolare modo di piegare le labbra, aggrottare le sopracciglia, arricciare il naso, muovere le dita, quel suo modo assolutamente unico di recitare con ogni singola fibra del suo essere, un lampo degli occhi e la scena e' sua. David Thewlis e Romane Bohringer insulsi e insignificanti, una regia lenta e polverosa non fanno altro che esaltare lui, il volto luminosamente angelico, una somiglianza quasi demoniaca con Arthur Rimbaud. Rimbaud il poeta maledetto dalla vita infernale. Droga, amori, viaggi... da Charleville a Parigi, la sua ribellione, i suoi versi che rivoluzionano il concetto di poesia, l'amore con Paul Verlaine vissuto fino alle estreme conseguenze... da Londra a Bruxelles, da Stoccarda a Milano... poi Genova e l'Africa, il rifiuto del verso e un'ostinato silenzio, la malattia... il ritorno in Francia, la disperazione, l'amputazione della gamba, la morte. Leonardo in un ruolo difficile e duro, ci vuole davvero coraggio a baciare quel Verlaine... ma ancor piu' ad accettare un personaggio cosi' complesso e controverso, avra' la sensibilita' necessaria per cogliere lo spirito del fragile e tormentato francese, lui nonostante tutto cosi' americano? Leonardo e' abituato a scelte controcorrente e non delude, la pellicola scivola presto nel dimenticatoio non la sua interpretazione. Guardarlo e' un'eclisse totale di razionalita' il suo Rimbaud ti afferra alla bocca dello stomaco e ti strazia dentro, leggi il dolore di non essere amato sul suo volto, osservi la gola tremante, le gocce di sangue, la gioia quasi infantile ma piu' spesso l'orrore nei suoi occhi... Leonardo ironico e disperato, ingenuo eppure saggio, volgare e delicato, brutale e cinico quasi un mostro, dolce e puro "come una fanciulla". Leonardo e' Rimbaud nessun altro avrebbe potuto essere l'angelo infernale che ci precipita con un solo sguardo negli abissi piu' oscuri per poi sollevarci nell'infinito stellato in compagnia del povero Verlaine il quale come noi si dibatte nelle sabbie mobili di una scelta impossibile: il suo corpo o la sua anima? E dunque immergiamoci nei suoi occhi profondi, accarezziamo i suoi capelli leggeri, sfioriamo la sua pelle liscia piu' della seta perdiamoci nella sua voce calda e leggermente nasale, beviamo assenzio verde, pisciamo sulle teste degli ipocriti idioti, amiamoci nelle camere pidocchiose, alla luce del sole, sulla riva del mare, avanti e avanti su deserti infuocati alla ricerca di noi stessi, per dare un senso a cio' che senso non ha.
Francesca Bani per L'Angelo - Gennaio 1999
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